giovedì 14 aprile 2011

Il secondo svezzamento

Una volta al mese nonno Renato annunciava: "Oggi arriva la damigiana". Non era necessario dire altro. Ognuno sapeva esattamente quali sarebbero stati i propri compiti. Come una squadra affiatata e ben allenata, iniziavamo a muoverci con un tempismo perfetto.
Insieme a nonna Gerbina iniziavo a portare i fiaschi vuoti dalla stanza della legna, la più fredda della casa, alla cucina. Ad ogni viaggio una raccomandazione: "Attento a non cadere". In cucina il nonno, come un generale orgoglioso delle sue truppe, procedeva a pulire i recipienti di vetro ad uno ad uno, per disporli in fila a testa in giù ad asciugare. Toccava poi a me, come un bravo soldatino, portarli nell’atrio del palazzo. Quattro rampe di scale, 60 scalini, da ripetere circa 7 volte prima che tutto fosse pronto.
Il nonno infilava una canna di gomma nella damigiana. Usava l’altra estremità come una cannuccia ed aspirava. Appena il vino, percorrendo la canna, arrivava alla bocca, veloce la inseriva nel fiasco e lo riempiva. La sua abilità e rapidità nel passare da un fiasco all’altro gli consentiva di non versare nemmeno una goccia del prezioso liquido. Lo guardavo incantato compiere quella operazione e, appena finito, riprendevo il mio ruolo di soldatino ed il faticoso andirivieni.

Un giorno il nonno sentenziò: "Bimbo ormai sei grande, oggi tocca a te infiascare il vino". Ero emozionato, le gambe tremavano. Tante volte avevo visto Renato svolgere quel lavoro con maestria. Sarei stato altrettanto bravo ? Il nonno capì al volo la mia preoccupazione. Quando mi trovai con il fiasco in una mano, la canna di gomma nell’altra, impacciato, lui si avvicinò per infondermi sicurezza.

Presi coraggio. Avvicinai la bocca alla canna. Aspirai forte. Il vino arrivò alla bocca, misi la canna nel fiasco il più velocemente possibile. Con la coda dell’occhio osservai timoroso nonno Renato, intravidì un sorriso e continuai fiducioso. Avrei portato a termine il mio nuovo compito.
Quando ci ritrovammo a tavola quel giorno, davanti al mio piatto trovai mezzo bicchiere di vino: fu il mio secondo svezzamento, ormai non ero più un bambino.

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