martedì 20 settembre 2011

A ritrovar


Le mani si fanno
gerla dei sogni
seminati dal tempo
sulla strada della vita

Tra gli angoli di un bacio
lascio foglie di parole
alle carezze del vento
verso l'orizzonte lontano

Il silenzio sceso
nell'afa della sera
ha turbato l'anima inquieta
privata della forza di vita

Ballerò sulle onde del mare
sommerso dalla schiuma dei ricordi
a ritrovare nuova linfa
per inseguir le stelle

domenica 18 settembre 2011

L'ultimo scalino


Si è chiusa ormai la porta
lasciando un tappeto
di emozioni impolverate dal tempo
a ingiallire sotto un sole grigio

Rigagnoli di gioia
scolpiti nell'anima
inariditi dall'improvviso silenzio
a coprire un bimbo impaurito

Sono rimasti i sogni
seminati a caso
come note dimenticate
sullo spartito della vita

Li raccolgo ad uno ad uno
ordinati in fila
a memoria di un sentimento
abbattuto da un alito di vento

Scalino dopo scalino
la cima e' ormai sparita
nascosta dalla fitta nebbia
portata da un soffio di paura



domenica 11 settembre 2011

Testa dura


Hai la testa più dura di tuo nonno
Tenera nonnina dai capelli d'argento
esile come un filo d'erba
forte come una canna di bambù.
Il tuo ritornello echeggiava
sopra i tetti della città
come la campana di una chiesa
che segna le ore.
Ti avvicinavi minacciosa
la tua mano si alzava
ed una carezza cadeva
sulle guance del bimbo sorridente
Hai la testa più dura di tuo nonno
Ripetevi senza sosta
lanciando sguardi dolci ma severi
ai tuoi uomini di casa.
Un bacio al tuo bimbo
uno sguardo pieno d'amore
all'uomo segnato dalle
intemperie del tempo
"Ma non fare come tuo nonno
che con la sua testardaggine
non ha ottenuto niente nella vita
nemmeno una pensione per le ferite di guerra"
Hai la testa più dura di tuo nonno
Era il tuo cruccio quello della pensione
e la tua guerra personale
mai vinta nonostante una inesauribile tenacia.
Il nonno ti faceva impazzire
con le sue prestazioni da vero atleta
durante le prove da sforzo
e tu tornavi a casa paonazza.
Toccò anche a te arrenderti
quando all'ultima visita
il nonno impegnandosi allo spasimo
sfasciò l'ennesimo vogatore,

Hai la testa più dura di tuo nonno
"Usa la tua testa dura
per inseguire i tuoi sogni
e raggiungere i tuoi obiettivi".
Ripetevi senza sosta
al bimbo dai capelli color del grano
accarezzandolo con amore
con la tua fragile mano.
Desideravi con tutta te stessa
che quel bambino dalla testa di legno
usasse la sua determinazione
per fare strada nella vita
Hai la testa più dura di tuo nonno
Cara nonna da tempo ormai
la tua voce e le tue raccomandazioni
non mi indicano più la strada giusta.
Ho imparato a camminare da solo
ho seguito i tuoi consigli
ho raggiunto molti obiettivi
con la testardaggine che ben conoscevi.
Ma nella vita non sempre è sufficiente
essere testardi e caparbi per ottenere ciò che si vorrebbe
qualcosa si deve sempre lasciare per strada.
Alla fine c'e' sempre un addio nella vita
che non avresti mai voluto pronunciare

Come quello che un giorno dissi a te
cara nonna dai capelli di argento.

venerdì 9 settembre 2011

La festa nella festa


Nella mia famiglia le patate lesse erano considerate una vera e propria tragedia. Mio padre e mio nonno ne avevano mangiate a quintali negli anni della guerra ed i loro racconti le avevano fatte diventare indigeste a tutti noi. Ma quando nonna Gerbina la domenica, appena alzata, metteva le patate a lessare, nessuno si preoccupava: quella sarebbe stata una domenica speciale e per me una festa nella festa.

Aspettavo con trepidazione la fine della cottura. La nonna non diceva niente ma sapevo che avrebbe avuto bisogno di me. E quel momento sarebbe presto arrivato. Seguivo Gerbina in tutti i suoi movimenti cercando di non intralciarla. Una volta cotte, le patate dovevano raffreddare ed io, di nascosto, ci soffiavo sopra per accelerare i tempi. Quando Gerbina brandiva finalmente il coltello, quello era il segnale che la parte più noiosa di tutte le operazioni era terminata. Il mio lavoro stava per iniziare. Prendevo il passatutto e macinavo le patate che la nonna mi passava dopo aver pelato ad una ad una.

Finita questa prima fase la nonna diventava di nuovo la protagonista assoluta della mattinata. Era il momento più delicato: quello della preparazione dell'impasto. Le sue mani fragili, affusolate e piccolissime lavoravano con un'energia inaspettata. Io osservavo con apprensione, il cuore che accelerava ad ogni giro della pasta, mentre le sue dita sembravano spezzarsi da un momento all'altro. L'impasto invece prendeva lentamente forma, diventava omogeneo, si ammorbidiva al punto giusto. Trascorsi 10 minuti che sembravano un'eternità, l'impasto era finalmente pronto. Solo allora riprendevo a respirare regolarmente. La nonna, che aveva avvertito la mia tensione, si avvicinava e mi lasciava una carezza sulla guancia.

Era arrivato finalmente il momento in cui i topini avrebbero preso vita. Ancora una volta io e la nonna lavoravamo in perfetta sintonia. Lei prendeva un pezzo di impasto, lo modellava formando una specie di serpentello, lo tagliava a tocchettini e lasciava a me la magia finale. Prendevo ogni singolo pezzetto e spingendo un dito nel centro ottenevo la classica forma. Poi adagiavo uno per uno i topini ormai pronti sulla tavola di legno. Alla fine, entrambi soddisfatti, guardavamo compiaciuti il risultato del nostro lavoro.

A pranzo avrei ricevuto gli immancabili complimenti di nonna Gerbina e le sue affettuose parole, davanti a tutta la famiglia, sarebbero state per me la vera festa.