domenica 28 novembre 2010

Aveva le mani lunghe la mi' mamma








Aveva le mani lunghe la mi’ mamma

Si e quando la facevo arrabbiare non ci metteva molto ad usarle. Per fortuna il campanello d’allarme scattava prima che le sue mani prendessero il sopravvento. Aveva un ricciolo biondo ribelle che lei faticava a tenere a bada. Nel momento in cui si arrabbiava, il ricciolo si inalberava immediatamente. Dritto sopra la sua testa, annunciava l’imminente bufera un secondo prima che le mani iniziassero ad agitare l’aria per immancabilmente finire la loro corsa su di me.

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma

Avevo da poco scoperto che gli oggetti inutili possedevano una loro potenzialità economica. Quello che per me era un gioco, un passatempo ormai da mettere nel ripostiglio, spesso rappresentava l’oggetto del desiderio di un altro bambino. Mi ero quindi gettato nel commercio intravedendo in quella attività facili guadagni. I primi affari furono una collezione di francobolli di poco valore ed una tenuta da portiere di calcio avuta in regalo per natale dai miei genitori. Quando la mamma scoprì questa innata propensione agli affari, andò immancabilmente su tutte le furie. Da buona e parsimoniosa amministratrice familiare sorvolò sulla collezione di francobolli: Avevo infatti recuperato con gli interessi la cifra spesa in quella collezione. La divisa da portiere, da me venduta perché la mia carriera in quel ruolo svanì in pochi mesi, la fece andare fuori dai gangheri. Quella fu una di quelle volte che assaggiai, facendone abbondantemente indigestione, la pesantezza delle sue mani.

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma.

Stroncate sul nascere le mie velleità commerciali, un bel giorno ricevetti dalla nonna materna un regalo che ha segnato tutta la mia vita. Una penna Parker. Quanto di più desiderabile ci fosse a quei tempi in termini di penne. Emozionato la presi tra le mani e gettai uno sguardo furtivo a mia madre che osservava la scena. Con sguardo severo ed espressione dura, agitandomi l’indice della mano destra davanti al naso, sentenziò “Se vendi questa penna ti sbatto fuori di casa a suon di sculaccioni” Le feci le mie assicurazioni che dovettero essere convincenti e portai quel gioiellino di penna in cameretta.

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma

La penna Parker diventò in breve il mio incubo. Mi svegliavo la notte per andare a controllare se fosse ancora al suo posto. A scuola la tenevo costantemente sotto controllo. Mentre tornavo a casa terminate le lezioni, infilavo la mano nella cartella almeno un volta ogni minuto per assicurarmi che ci fosse. A casa facevo sempre i compiti con la Parker per far vedere alla mamma che la penna era custodita gelosamente. Insomma tutto filava liscio e mia madre sembrava aver allentato i suoi severi controlli, quando accadde l’irreparabile. Un giorno, inspiegabilmente, la persi di vista e non la trovai più. Furono momenti terribili. Lottai strenuamente con me stesso combattuto far la confessione dello smarrimento della penna o fare finta di niente sperando che la mamma non se ne rendesse conto. Presi tempo e dopo due giorni decisi fermamente che : non le avrei detto niente

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma.

I giorni trascorrevano mentre la tensione piano piano si allentava. Lei sembrava non ricordarsi più della penna Parker ed io ritrovai una certa tranquillità. Un pomeriggio mentre leggevo e lei come al solito sbrigava qualche faccenda, mi rivolse lo sguardo e disse “Bimbo mi presti la penna che ti ha regalato la nonna che devo scrivere un appunto” Mi crollò il mondo sotto i piedi ed a lei furono sufficienti tre millesimi di secondo per capire. Il ricciolo biondo comparve all’improvviso come se qualcuno con un filo invisibile lo avesse tirato dall’alto. Cominciò a cambiare colore e gridò “L’hai venduta” Non aveva ancora terminato di sillabare l’ultima parola che la sua mano destra stampò tutte e cinque le dita sulla mia guancia sinistra. Rimasi immobile senza un lamento di dolore e senza una lacrima come facevo sempre in quelle situazioni. Stavo  per dire “No mamma l’ho solo persa” ma dopo il No la sua mano sinistra andò a lasciare un sonoro ceffone sulla guancia destra. Fu il pomeriggio più terribile della mia infanzia. Rinchiuso in camera non mi fece uscire per un giorno intero, ogni ora la mamma arrivava e mollava un ceffone o uno sculaccione a seconda di come le tornava meglio. Pretendeva che confessassi di aver venduta la penna, ma io, testa dura, insistevo nel dire la verità.

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma

Dolce la mia mamma. Se n’è andata tanti anni fa convinta ancora che quella stupenda Parker l’avessi venduta a qualche compagno di scuola. Non sono mai riuscito a convincerla ed il suono degli schiaffi di quel pomeriggio ancora risuona nelle mie orecchie. Da quel giorno il mio rapporto con le penne è diventato una specie di lotta giornaliera. Le semino ovunque capita e quasi mai una penna fra le mie mani resiste più di un giorno. 

Aveva le mani lunghe la mi’ mamma …. Ed erano pesanti ma quanto pagherei perché lei fosse ancora qui a darmi qualche bel ceffone. Era dolce la mia mamma.

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