lunedì 6 giugno 2011

Il mercato dietro l'angolo


Gerbina curava ogni dettaglio la mattina davanti allo specchio. I capelli bianchi ben raccolti dietro la nuca, il vestito fresco di bucato e ben stirato, le scarpe lucide come nuove, la borsa capiente e amica fidata.
Prima di uscire mi passava in rassegna. Un tocco qua, un tocco là e il più temuto: quello finale. La molletta. La mia nemica a cui la nonna assegnava il compito ingrato di fermare i capelli lisci ma ribelli.
Quando finalmente eravamo due gocce d'acqua in quanto a ordine, precisione, pulizia, solo allora la porta si apriva.
Uscivamo tenendoci per mano come fossimo due fratelli. Iniziava così il solito cerimoniale. Lei rispondeva gentilmente al saluto dei vari negozianti, io stiracchiavo la sua mano nell'attesa di una sosta dal lattaio, dal fornaio, dal pasticcere. Speranza vana delusa ogni mattina. Una tortura, un supplizio di cui ormai conoscevo però il lieto fine.
Annusavo l'aria pronto a cogliere quegli odori inconfondibili che annunciavano l'avvicinarsi della meta. Frutta, verdura cotta, salumi, formaggi, aromi vari un miscuglio da far girare la testa.
Quando in mezzo a quell'intreccio profumato "sentivo" la fragranza inconfondibile dei frati fritti, quello era il segnale: girato l'angolo saremmo entrati nel mercato.



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