giovedì 19 maggio 2011

La bombola e l'orologio

La sera arrivava all'improvviso in quella casa sopra i tetti della città. In cucina il nonno, con le sue mani gigantesche, caricava la stufa con dei grossi pezzi di legna per avviare il fuoco. Come sempre però iniziava un'accesa discussione. Nonna Gerbina, che osservava facendo finta di niente i movimento di nonno Renato, lo apostrofava immediatamente "Ma non vedi come sono grossi quei pezzi di legno, non si accenderà mai il fuoco". Dal canto suo Renato, sordo come una campana, continuava imperterrito nella solita impresa serale, noncurante delle parole della nonna, lanciando qualche moccolo contro il legnaiolo che aveva portato dei pezzi bagnati. Alla fine il nonno si arrendeva imprecando mentre Gerbina, con la sua aria furbetta, prendeva dei piccoli legnetti e in due minuti accendeva il fuoco. Tutti in casa sapevano che quei pezzettini di legno spuntavano all'improvviso da non si sa dove e tutti sospettavano che li tenesse nascosti di proposito. Comunque alla fine la stufa iniziava a riscaldare la piccola cucina e la temperatura saliva così tanto da avere l'impressione di trovarsi su qualche spiaggia tropicale.

La cucina era sopraelevata rispetto a tutte le altre stanze e, nelle serate di pieno inverno, il calore della stufa a legna non avrebbe mai potuto arrivare a stemperare il resto della casa. Quando si entrava in una di quelle camere gigantesche di 20 metri quadrati, con i soffitti alti almeno 5 metri, era come salire sulla cima di una montagna: l'aria che fuoriusciva dalla bocca si trasformava immediatamente in una nuvoletta di piccoli cristalli ghiacciati. La nonna lo sapeva bene ed ogni sera verso le 22 dava inizio alle operazioni che erano il preludio per la notte. Metteva sulla stufa a legna un pentolone d'acqua e preparava sul tavolo tre belle bombole di latta avvolte in una calza di lana. Quando la pentola iniziava a sbuffare e lanciare nuvole di vapore incandescente, lei riempiva le bombole di acqua bollente, poi le prendeva con le sue mani affusolate e scendeva nelle camere a sistemarle nei letti.

Bimbo osservava come sempre tutti i movimenti della nonna e sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare il letto infuocato come se fosse cosparso da un tappeto di carboni ardenti. Come ogni sera infatti, precisa come un orologio, Gerbina, quando erano trascorsi pochi minuti dalla sistemazione delle bombole nei letti, si rivolgeva verso Bimbo in un tono che non ammetteva repliche "Su Bimbo vai a letto che è tardi". Il ragazzino iniziava a muoversi di mala voglia sapendo ciò che lo attendeva: lenzuola ad una temperatura di circa 80°. Mentre scendeva le scale, seguito come un'ombra da Gerbina, pensava a cosa inventare per allontanarla appena entrati in camera. Quella sera lei aveva un bicchiere pieno d'acqua in mano e quindi Bimbo non avrebbe potuto fare ricorso al suo vecchio trucco di chiedere da bere. Seduto sul letto stava iniziando a spogliarsi sotto lo sguardo attento della nonna, quando l'idea arrivo' improvvisa come un fulmine durante un temporale estivo "Nonna ho dimenticato l'orologio in cucina" disse nascondendo la mano sinistra dietro la schiena. Gerbina, presa alla sprovvista, non ebbe il tempo di notare il movimento della mano e alzando gli occhi al cielo esclamò "Possibile che ogni sera dimentichi qualcosa ? Su finisci di spogliarti che vado a prenderti quel benedetto orologio". Appena uscita dalla stanza, il ragazzo fece volare via le coperte, prese la bombola ancora bollente e la mise sotto il letto, poi iniziò a muovere le braccia come le pale di un mulino a vento sopra le lenzuola che in pochi secondi si raffreddarono. Finì di spogliarsi, si mise il pigiama e appena la nonna stava rientrando si infilò sotto le coperte. Erano trascorsi appena due minuti ma erano stati sufficienti per far tornare le lenzuola ad una temperatura di 5-6 gradi come quella della stanza. “Bimbo ma dove hai la testa, l'orologio non c'è su in cucina” disse la nonna appena entrata in camera. “Scusami nonna non avevo visto di averlo appoggiato qui sul comodino” La nonna alzò il braccio come a voler dare uno schiaffo al ragazzino, ma quando la mano arrivò sul volto del bimbo, lo schiaffo si trasformò in affettuoso buffetto. “Dormi ora che domattina arriva presto” Disse uscendo dalla camera mentre Bimbo si crogiolova fra le lenzuola fredde che si stavano scaldando con il calore del suo corpo. Il sonno lo colse subito mentre stava pensando a cosa inventarsi per la sera successiva.

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