sabato 7 maggio 2011

Il rito magico


Quella stanza era il suo regno e la sedia di vimini il suo trono. Un raggio di sole le illuminava il ciuffo biondo e ribelle, gli occhiali inforcati, l'ago nella mano destra, la stoffa nella sinistra.

Mi fermavo in silenzio sbirciando di nascosto dal corridoio. Lei, assorta in quella attività che amava piu' di ogni altra cosa, difficilmente mi vedeva.

In quei momenti si trovava in un altro mondo. Un mondo fatto di stoffe, fili lucenti, aghi di ogni spessore, bottoni di vario materiale, cerniere, spille. Oggetti inanimati e multicolori. In poche ore però arrivava la vita. Le sue mani armeggiavano, infilavano, toccavano, piegavano, cucivano. Ai miei occhi una sorta di rito magico. Come d'incanto appariva una gonna, una camicetta, un paio di pantaloni.

Anche il sole impallidiva al cospetto di quel gioco di prestigio. Povero spettatore. Soddisfatta, raggiante, sorridente alzava la testa, guardava decisa verso la porta, con tono burbero mi rimproverava "Lo sai che non si fa la spia ?" Le sue braccia agitavano l'aria ed io correvo a prendere il bacio materno.



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