mercoledì 25 maggio 2011

Il caffè del lunedì


La festa arrivava sempre il lunedi'. I teneri nonni, Renato e Gerbina, mi aspettavano per il pranzo. Un rituale che si ripeteva come il sorgere del sole portando festa in quella casa già serena.

Entravo e subito l'odore della carne ai ferri toccava le narici. Il caldo della stufa, dove il fuoco era sempre vivo, invadeva la piccola cucina riscaldando le mani gelate, il cuore e l'anima. Si pranzava insieme tutti e tre: io in mezzo ai due cari vecchietti.

Erano curiosi e in quell'ora del pranzo settimanale per loro si spalancava una finestra sulla vita. Meglio di un giornale. L'università, il calcio, il babbo, la mamma si parlava di ogni cosa. Il nonno sordo costringeva ad alzare la voce, Gerbina lo rimbrottava regolarmente ogni volta che chiedeva di ripetere l'ultima frase. Un duetto pieno d'amore e di dolcezza. Il dialogo andava avanti fino al momento del caffè. Era uno spasso.
La macchinetta da 6 tazzine con il suo brontolio annunciava che il pranzo volgeva al termine. Gerbina, seguendo un cerimoniale ormai consolidato, faceva la domanda ormai rituale: "Prendi il caffe' ?" a cui seguiva una risposta scontata ma per lei sempre nuova "No nonna, altrimenti non dormo". Scuotendo la testa per la disapprovazione Gerbina prendeva due bicchieri, versava il caffè fumante in ugual misura nei due recipienti. Un brindisi all'aroma di caffè.

Era la fine della festa, ma l'inizio dell'attesa per il successivo lunedì.

(Dedicato ai miei amati nonni che mi hanno sempre trattato come un bimbo e come tale li porterò sempre nel mio cuore e nella mia mente)

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